Troviamo il color
ametista, inteso in particolare nella sua sfumatura prossima al viola-violetto, protagonista di numerosi studi scientifici, legati, soprattutto, al
campo della fisica.
All’interno dello spettro del visibile, ovvero
di quella parte dello spettro elettromagnetico che noi esseri umani percepiamo
come luce, il violetto occupa una parte consistente nell’area dei raggi UV, i
raggi ultravioletti, ad una lunghezza d’onda compresa tra i 380 e i 450 nm.
La spettroscopia ha convertito le “sfumature
arcobaleno” della luce solare nei moderni display a colori, semplificando,
ovviamente, il processo di ricezione luminosa da parte nei nostri occhi: tre
soli colori, il rosso, il verde ed il blu servono ad approssimare tutti gli
altri colori dello spettro, tra cui il violetto, compreso tra il rosso ed il blu.
Già nel Medioevo ai colori veniva attribuito il
potere di innescare numerose associazioni, in particolare, quelle che riguardavano i colori
ed i pianeti, ed alcune affinità con metalli e pietre preziose.
Il viola era così associato al segno della
Vergine e a quello dei Gemelli, e nella “ruota dei colori” troviamo indicata
proprio l’ametista.
da Anna Marotta, Policroma, dalle teorie comparate al progetto del colore, Torino, Celid, 1999 |
Intorno al 1506 risalgono le teorie di Leonardo da Vinci sui colori e gli elementi, quelle di Matteo Zaccolini del 1616,
quelle di Athanasius Kircher del 1646, fino a quelle di Newton.
da Anna Marotta, Policroma, dalle teorie comparate al progetto del colore, Torino, Celid, 1999 |
Precedentemente Cartesio, Hooke e Boyle avevano
condotto i primi esperimenti sui prismi, attraverso degli schermi che
sembravano produrre una serie di miscugli di colori. L’ intuizione di Newton fu
di capire che era necessario allontanare il prisma dalla fonte luminosa per
ottenere uno spettro cromatico ben
visibile. A seguito di numerosi tentativi egli riuscì a mettere a punto
la teoria sulla rifrazione dei raggi luminosi, e sugli angoli di incidenza, di
cui ancora oggi ci serviamo in particolare nel campo fisico dell’
illuminotecnica.
Secondo i suoi studi, ampiamente comprovati nel corso del tempo, i raggi del violetto, un colore ad alta frequenza, vengono rifratti notevolmente attraverso il prisma, mentre il rosso, per esempio, viene deviato molto poco. Ecco perchè nell’arcobaleno, è possibile vedere distinti fasci di luce cromatica, in diverse posizioni.
Secondo i suoi studi, ampiamente comprovati nel corso del tempo, i raggi del violetto, un colore ad alta frequenza, vengono rifratti notevolmente attraverso il prisma, mentre il rosso, per esempio, viene deviato molto poco. Ecco perchè nell’arcobaleno, è possibile vedere distinti fasci di luce cromatica, in diverse posizioni.
Collocandosi su questa linea, nel 1766, troviamo
il trattato di Moses Harris dal titolo “Triangolo e ruota dei colori”, quello
di Ignaz von Schiffermüller : “Primo disco cromatico dei colori saturi”,
del 1772, fino ad arrivare alla teoria
dei colori di Goethe, che, al contrario dei precedenti, presenta notevoli
differenze.
da Anna Marotta, Policroma, dalle teorie comparate al progetto del colore, Torino, Celid, 1999 |
un passo indietro rispetto alla teoria di
Newton. Egli sostenne infatti che i colori derivassero da un offuscamento della
luce, e dall’interazione della luce con quelle che egli definiva “oscurità”.
Goethe intendeva studiare come i fenomeni ottici
si
presentassero ai nostri sensi, sottolineando il ruolo della coscienza del soggetto
nel rapportarsi alla realtà.
Egli studiò i colori partendo da due poli
opposti, i colori che si manifestano grazie alla luce ed i colori che si
manifestano attraverso l’ oscurità. Il giallo, secondo questa teoria, è il
colore che più si avvicina alla luce, mentre il blu è quello che più si
avvicina alle tenebre.
Goethe verificò la sua teoria attraverso alcuni
esperimenti, che coinvolgevano, ovviamente, un fascio di luce ed un prisma.
In seguito ordinò i colori in un cerchio
cromatico, all’interno del quale compare il color violetto. L’ordine del
cerchio cromatico prevedeva infatti il porpora, il violetto, il blu, il verde,
il giallo, l’arancio.
Questa suddivisione gli servì per definire anche
i così detti “colori armonici”, cioè coppie di colori opposti, o complementari,
tra cui il Violetto - Giallo, e i “colori caratteristici” come la coppia
Arancio - Violetto.
Rifacendosi alla teoria di Goethe, Philipp Otto Runge scrisse “Sfera dei colori” nel 1810, Michel - Eugène Chevreul “La ruota dei colori e il quadrante
sollevabile”, nel 1861, James Clerck Maxwell il “Triangolo” nel 1861, Charles Blanc “Rosa cromatica” nel 1867, Wilhelm von Bezod “Piramide dei colori”, nel
1874, Ewald Hering “Disco cromatico” nel 1878, Ogden Nicolas Rood “Triangolo del colore”, 1879, Vasilij Kandinsky “Modello cromatico”, 1912, Albert Munsell “Albero del colore”, nel 1915, Wilhelm Ostwald “Doppio cono”, nel 1919, Alfred Hicktier “Cubo dei mille colori”, nel 1940, Johannes Itten “La sfera dei colori” nel 1961, per fare un
esempio dei testi più significativi.
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